Il vento è calato, ora la montagna è tornata in pace ed il cielo è di un’indescrivibile limpidezza. Se guardo il panorama mi ipnotizzò, è di una bellezza disarmante, policroma, screziata, con la predominanza di un verde cangiante. Nella solitudine, davanti a tale grazia, leggiadria, venusta’, verrebbe da inginocchiarsi. C’è una presenza in questo infinito paesaggio, fronteggio qualcosa che mi affascina e spaventa. Ci sono due solitudini: quella malinconica e perfino disperata di chi avverte la mancanza di qualcuno. Poi c’è un’altra solitudine quella che ti regala solo la montagna. Qui sei solo eppure non sei solo: ogni cosa, l’ erba dei prati, i fiori dell’ orto, il silenzio delle stalle odorose di fieno e di letame, ogni cosa pare un segno. Ogni profumo, ogni goccia di resina sulle cortecce delle conifere, ogni nuvola pare non finire in sé. La vecchiaia di mia madre non mi fa paura, mi dà solo tristezza. I suoi capelli candidi, il viso solcato dalle rughe, il suo sguardo appannato possono fermare il male del mondo, la guerra, la ferocia, la malvagità, la fame. Qui la vita è buona, in ogni cosa trovi un segno: le laboriose fila di formiche che rientrano al nido, l’acqua fresca che giorno e notte gorgoglia alle fontane, le rose del giardino rigogliose e sgargianti, sono tutti segni di una promessa. Ho visto e saputo tante cose, ho sfiorato il dolore e così mi sento più vecchio di mia madre. Sento di avere delle colpe, i vecchi hanno colpa di tutto e quando si tirano in ballo le brutte abitudini dei ragazzi, la colpa è sempre dei vecchi perché sono stati loro a non educarli come si doveva, a renderli egoisti e menefreghisti. Nella nuova società fricchettona, fighettina e gaudente il vecchio è obsoleto rispetto ai nuovi saperi ed alle nuove tecnologie. L’anziano ricorda il passato e soprattutto il futuro che non vogliamo vedere perché oggi non c’è più né futuro né un passato da invocare ma solo un morboso attaccamento al presente. Se penso all’ anno in cui sono nato, insieme alla mia mamma, altre settantaquattro decisero di mettere al mondo un figlio nel nostro Comune. Oggi, invece, viviamo in una terra dove la gente invecchia e non fa figli: abbiamo ottime ragioni per rispettare gli anziani e adorare i bambini. Solo loro ci possono salvare!

      Vittorio Camacci