La Laga teramana abbraccia innumerevoli paesini arroccati sui suoi costoni d’arenaria. Sembrano non avere nulla di particolare, esclusa una posizione geografica invidiabile. Sorgono quasi tutti a mezzacosta, in anfiteatri naturali che li proteggono dai freddi venti di tramontana e regalano ai suoi abitanti splendide viste panoramiche che nelle giornate limpide spaziano dalle colline fino al mare. La loro fondazione è spesso antichissima e gli impianti urbani sono rimasti pressoché intatti, con i loro stretti e tortuosi vicoli selciati con pietra locale, le case addossate le une alle altre con immancabili fontanelle sulle anguste piazzette dove sgorga sempre fresca acqua sorgiva che zampilla gorgogliando dentro lunghi abbeveratoi in pietra, ormai inutili. Poco discoste dai paesi, sopra piccoli terrapieni sorretti da muretti a secco sorgono minuscole chiesette e pievi ridenti con campanili a vela o a pianta quadra, alcune delle quali richiedono impellenti restauri, da troppo tempo le loro campane suonano, ormai, troppo raramente e le funzioni religiose sono diventate una rarità. Fino agli anni cinquanta questi paesi erano ancora in vita ma nei successivi decenni si sono spopolati quasi completamente per via di un’ emigrazione ineludibile. Per anni ci si è consolati ed accontentati attraverso i “ritorni saltuari”, giusto qualche week-end e un paio di settimane ad agosto o nel periodo natalizio, ma questo non è bastato per fermare la decadenza e lo svuotamento di questi luoghi. Poi, due anni fa, l’originale proposta di un gruppo di persone, ha dato il via ad un festival culturale per raccontare il territorio e fare conoscere, anche fuori dai confini locali, la storia e la bellezza di queste terre. Con questo festival si è aperta una nuova possibilità, una rinnovata capacità attrattiva che è partita con l’ accoglienza e l’ospitalità spontanea, lontana anni luce dal turismo di massa o quello tipico delle città d’arte. Il patrimonio naturale, immateriale ed umano che caratterizza questi borghi d’epoca è indubbiamente inestimabile, può offrire opportunità di lavoro e modelli di vita alternativa, ma il futuro è ancora da disegnare e programmare soprattutto per la carenza di servizi e infrastrutture, la questione più difficile da risolvere. Aspettarsi che qui arrivino nuovi coloni pronti ad acquistare case, magari ad un prezzo conveniente, per abitarci gran parte dell’ anno o anche tutta l’estate, che riaprano piccole attività commerciali e attività turistiche d’accoglienza non è del tutto scontato, ma qui la speranza è sempre l’ ultima a morire. Intanto il Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga si allarga verso la parte occidentale dell’ Appennino con il coinvolgimento dei versanti marchigiano, laziale ed aquilano facendo intravedere la possibilità di considerare queste terre come un’ unica realtà da tutti i punti di vista. Venite a camminare con noi, frequentate questi posti e chi li abita, scoprirete tante leggende, conoscerete chi si prende cura dei paesi e dei sentieri, vivrete momenti di assoluta libertà. A volte basta un colle, una vetta, una costa, un luogo solitario per fare salire i nostri occhi fino al cielo per capire che nulla è perduto. Coloro che potrebbero essere tentati di cedere alla disperazione, devono rendersi conto invece, che nulla di compiuto in questo ordine può mai essete perso, che la confusione, l’errore e l’oscurità, possono vincere temporaneamente, apparentemente e in modo puramente effimero, che ogni squilibrio parziale e transitorio, deve necessariamente contribuire al maggior equilibrio del tutto, e che nulla può alla fine, prevalere contro il potere della verità. ” Domine quo vadis”? Stiamo creando lo stile di nuove comunità capaci di superare recinti e steccati per mettere al centro il futuro delle nuove generazioni.

Vittorio Camacci