Arquata del Tronto tocca ancora il cuore di tutti, anche a sei anni di distanza dal terremoto che ha disgregato il suo tessuto sociale, la sua anima prima ancora delle sue mura. Io non sono rimasto fermo ad aspettare aiuti dall’alto, non ho cercato una guerra tra poveri, non mi sono inginocchiato ai potenti. Non ho speculato sopra la disgrazia, non ho incassato ciò che non mi spettava, non ho accusato gli altri, non ho vissuto sulla pelle di tante persone. Sono volato con i miei sogni, non ho mollato, non mi sono vantato, sono restato, non mi sono accontentato e non sono morto due volte come qualcuno voleva. Soprattutto ho compreso che qui non si vince o si perde perché il terremoto ha solamente solleticato la superficie terrestre creando, invece, “crepe” virtuali e profonde tra uomo e uomo. La natura dei nostri luoghi ha capito, mi ha accolto a braccia aperte, non mi ha ostacolato mentre la ferivamo recuperando le antiche stradine abbandonate all’ incuria del tempo e degli uomini, anzi ha fatto nascere nuovi germogli e nuovi fiori ai bordi dei viottoli che resisteranno al gelo dell’ inverno sotto i nostri occhi. Passando sui nostri antichi sentieri, i camminatori giunti da tutta Italia, dimostrano ancora affetto verso i nostri territori feriti e con i paesi ancora da ricostruire e lasciati all’ oblio. Paesi che hanno ancora intorno un’ aureola magica e tanto da scoprire. Questa grande transumanza umana è la risposta alle nostre iniziative turistiche, legate all’ambiente ed ad un turismo sostenibile che ha portato anche un’overbooking delle strutture ricettive e dei ristoranti, sono il segno della forte ricaduta sull’indotto economico locale che queste iniziative creano e che ci indicano che questa è la strada giusta da percorrere con nostro grande orgoglio e soddisfazione. Una risposta che spinge a rimetterci subito al lavoro per ripristinare nuovi sentieri e creare nuovi eventi turistici moderni ed eco-compatibili.

                                 Vittorio Camacci