Chi è legato a Spelonga ed alla sua storia, sa che il giorno speciale per questo paesino è il quello della Madonna della Salute. Alla mia età ho dei ricordi sbiaditi di quando ero bambino e partecipavo alla festa del paese ma rammento vividamente il clima cordiale che si respirava in tutta la piazza. A contorno, tanta allegria: la processione con le fila ordinate, i vestiti più belli, gli spari, il cibo, la banda musicale, era un giorno in cui il paese viveva un’esperienza mistica. Si respirava l’ “anima mundi”, tutto era fratellanza e gioia. Ora, le vecchie generazioni di persone che avevano fatto vivere tutto questo, per secoli, non ci sono più, sono andate via portando con loro usanze, costumi e cultura di un’ecosistema, un mondo passato che ancora oggi esercita il suo eco temporale su quelli che lo hanno potuto vedere e vivere. Non c’è nostalgia nelle mie parole e neanche malinconia avendo consapevolezza che le cose cambiano, devono cambiare, è una necessità evolutiva naturale. Non si può impedire il progresso, non si può congelare il tempo in uno spazio finito e definito, si smetterebbe di vivere. Lasciatemi fare una considerazione opinabile ed impugnabile: i nostri vecchi, come forma di pensiero, erano molto più evoluti di noi, anche non avendo i mezzi digitali. Loro campavano in un tempo infinito nei limiti circoscritti di una terra aspra e montagnosa da cui ricavavano un’ umile sussistenza, esistevano in una progressione che non aveva fine, la morte faceva parte della vita che sarebbe stata lasciata in eredità ed evoluta nei loro figli. Certo,  si impegnavano alacremente nel migliorarsi e tutti avevano la piena consapevolezza che si sarebbero “addormentati” per lasciare la strada del futuro ad altri, infatti era usanza prepararsi i vestiti  e sistemare le cose prima di andarsene al Creatore. Oggi abbiamo perso questa cultura e questa dignità, la morte è scomparsa dal nostro immaginario ed insieme a lei anche il senso profondo della vita. Non vogliamo sapere niente della morte, non ci interessa, cerchiamo di esorcizzarla e non la viviamo come un fatto inevitabile ma come un evento imprevedibile se non improbabile. Così smettiamo di pensare alle fasi ed ai cambiamenti del nostro percorso su questa terra, non vediamo il tempo oltre il nostro tempo, facendo la cosa più egoista e vile che possiamo fare, viviamo di nostalgia e di ricordi guardando soltanto indietro. I nostri antenati ci hanno lasciato un’eredità preziosa, un’umanità che è un patrimonio, un codice, scritto da nessuna parte ma fatto di esempi, di educazione alla sopravvivenza. Noi siamo i figli di quella gente, portiamo nei nostri geni questo enorme patrimonio culturale, in un legame di sangue che fa la nostra storia. E’ un grande richiamo insito nella nostra psiche che porteremo per sempre dentro di noi. Il giorno della festa della Madonna della Salute è quello della memoria e del ricordo più caro dei nostri avi ma è anche il giorno dove tutto continua a vivere dentro e fuori di noi, soprattutto dopo di noi. Spelonga non è un luogo qualunque, è un posto dove il passato si interseca con il presente e crea un’ipotesi di futuro tutto da scoprire e da inventare, dove la speranza è l’ultima a morire, dove i ricordi sono fiammelle sempre accese nel buio eterno del cosmo.

                                   Vittorio Camacci