A Spelonga c’erano una volta due fratellini che si chiamavano Antonio e Francesco. Passarono insieme tutto il tempo dell’infanzia giocando tra i vicoli del paese, raccontandosi storie che loro stessi inventavano. La storia più bella che spesso si raccontavano era quella di Gesù : << Gesù aveva i capelli lunghi e la barba incolta, indossava una veste bianca, guariva gli ammalati, consolava gli afflitti, resuscitava i morti e diceva a tutti di essere buoni, amarsi ed aiutarsi come fratelli >>. Passarono gli anni ed i due fratelli diventarono uomini, purtroppo in giovane età persero entrambi i genitori. Poco dopo cominciarono a litigare tra di loro a causa dell’ eredità e divennero nemici. presero moglie e separarono le loro case. Antonio si stabilì nella casa paterna “Ijo li Calipicciù” mentre Francesco si trasferì in un vecchio pagliaio, ristrutturato ad abitazione, avuto in eredita dalla madre sulla Villa, la parte alta del paese. Arrivò il tempo della Pasqua e Francesco fece tutti i preparativi per santificare la festa. L’interno della casa, appena sbiancata,  brillava come uno specchio e nella cesta erano disposti: il pane, le uova, i salami e la torta pasquale, affinché il prete li benedicesse. Francesco e la moglie, indossati i vestiti più belli, si prepararono per la processione del “Cristo Morto” per onorare la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Durante la toccante e commovente rievocazione incontrò la famiglia di suo fratello, ma si guardarono con occhio bieco e sospettoso senza parlarsi. Neanche quel giorno si erano riconciliati, non avevano onorato la Passione di Cristo stando finalmente in pace e concordia. Francesco passò la notte sofferente ed insonne, con cupezza si preparò a portare la cesta del cibo pasquale alla benedizione pomeridiana del sabato di vigilia. Ma quando andò a scoprire la cesta, togliendo la tovaglia quadrettata che la copriva, scoprì che tutte le vivande che sua moglie aveva preparato si erano trasformate in sassi. Poco dopo sentì bussare all’ uscio di casa, nascose la cesta in dispensa e si affrettò ad aprire. Era un vecchio mendicante, sorpreso dal maltempo, che chiedeva ospitalità. Infatti il cielo, poco prima sereno, si era rannuvolato scatenando una violenta bufera con raffiche di pioggia. Francesco accolse il viandante scusandosi per non aver niente da mangiare : “devi accontentarti di un bicchiere d’acqua e di sederti accanto al camino!” Disse all’uomo. “Sia lodato Dio per la tua ospitalità e per la tua bontà!” Rispose il mendicante. Era un uomo magro, con i capelli lunghi e la barba incolta, sorrideva spesso e guardava con occhi profondi. “Da dove vieni?” Chiese Francesco. “Vengo da molto lontano!” disse l’uomo. “Ho girato molti paesi ed ho visto celebrare la Pasqua in molti luoghi. Il mio cuore è pieno di gioia perché tutti onorano il Signore in questi giorni”. “Non io” disse Francesco pieno di tristezza. “E perché mai?” Domandò il viandante. “Hai una bella casa, un bel vestito, una buona moglie; perché dunque non sei felice? Veramente…” Continuò il mendicante : “gli uomini non sono mai contenti. Anche un’altra casa che ho visitato in basso al paese, in cui avrebbe dovuto regnare la letizia, aveva il padrone triste e cupo, come se una sciagura incombesse su di lui; eppure aveva una bella moglie ed un giocoso figliolo. La mia visita a quella casa sarebbe stata assai triste se quel bambino non mi avesse rallegrato con una bella storiella”. “Quale storiella?” Domandò Francesco. “Questa! “Rispose l’uomo : << Gesù aveva i capelli lunghi e la barba incolta, indossava una veste bianca, guariva gli ammalati, consolava gli afflitti, resuscitava i morti e diceva a tutti di essere buoni, amarsi ed aiutarsi come fratelli >>. Dopo il racconto, Francesco ebbe uno strano batticuore, cominciava a capire. Il viandante sorrise, salutò e s’incamminò lungo la via. Francesco finalmente aveva preso una decisione, si preparò a scendere “Ijo lì Calipicciù”, mise in una bisaccia le pietre della cesta, credendole stregate, per gettarle “Ijo lù Fusse de le Crépacce” e uscì. Fece appena pochi passi, quando la pioggia tempestosa cessò e da un punto all’ altro del cielo, dalla “Pijeia” alle “Vigne”, si estese l’arco di un grande arcobaleno. Arrivato al “Fosso de le Crepacce” provò a gettarvi le pietre della bisaccia quando si accorse che i cibi pasquali avevano ripreso la loro forma e la loro freschezza. Allora si inginocchiò e pregò Nostro Signore. Più tardi arrivò alla casa del fratello, questi appena lo vide, senza proferir parola, gli aprì le braccia e cancellò ogni ombra di rancore e tristezza. Si sedettero accanto al camino e cenarono con le vivande portate da Francesco. Mai più gustarono specialità così saporite e passarono una vigilia pasquale così felice. Più tardi, quando Francesco rientrò nella sua casa, sentì un intenso odore d’ incenso e chiese alla moglie se fosse venuto il parroco a benedire la casa. “Ma non ti sei accorto che il mendicante che abbiamo ospitato era impregnato di quest’odore!” Rispose la moglie. Nel frattempo intravidero nella penombra un leggero lembo celeste che svaniva in un battito d’ali. Finalmente un Angelo del Cielo aveva portato la benedizione pasquale nella sua casa.

Vittorio Camacci