1887. La chiesa di S. Agata a Spelonga

Inventario della Chiesa Parrocchiale di Sant’Agata in Aspelonga

La parrocchia di Aspelonga ha il titolo di S. Agata. La sua fondazione è ignota. Le date più antiche sono = sopra al camino della cucina 1568 = nella porta d’ingresso, dopo l’iscrizione = scunptibus populi Aspelunce = si legge l’anno 1592. Dai più antichi registri apparisce la data del 1653. Questi antichi registri furono cominciati dal parroco Matteo Pulzoni. Prima di lui era stato parroco D. Benedetto Pichini di questa stessa villa pel lasso di 49 anni. Di lui non ci rinviene alcuna memoria lasciata o in carta o in registri.
… I confini topografici non si conoscono, il che in caso di controversia di giurisdizione è causa di litigi non piccoli, non tanto fra Parroci limitrofi, quanto fra Parrocchiani di una cura, e quelli delle altre.
… Ha una chiesa filiale sotto il titolo di Maria SS.ma di Loreto. Non ha cose religiose.
… Ha due oratori pubblici. Il primo posto dentro la Villa sotto il titolo di S. Emidio, il quale è in uno stato deplorevole, e perciò non si officia più. Il secondo dista circa 3 chilometri da questa Villa, posto quasi in mezzo ai boschi sotto il titolo = Madonna dei Santi.
Questa parrocchia annovera nº 139 famiglie. nº 795 abitanti
… L’attuale Parroco incominciò le sue funzioni in essa fin dall’Agosto 1874 in seguito alla morte del suo predecessore Reverendo Don Antonio Cappelli. Funzionava egli allora da Pievano in Arquata, e come parroco viciniore dovette assistere questa popolazione. Poscia ottenne la bolla Pontificia che lo istituiva parroco effettivo in seguito all’esame. Ancora però il governo non ha voluto accordargli l’Exequatur e funzionava da parroco col nome del Reverendo D. Gio: Battista Paluzzi. Egli è nato nel 1835. Tiene con sé una sua nipote nata nel 1860 che egli stesso battezzò. Ha pure in casa un bambino di 7 anni da Trisungo cui fa scuola, e per compagnia della nipote, in modo speciale nella notte per non lasciarla sola, qualora dovesse assentarsi, accoglie una buona ragazza del paese di circa 40 anni.
La parrocchia attualmente non ha Cappellano. Se l’avesse sarebbe a solo carico dei filiani.
Questa Chiesa Parrocchiale minacciava imminentissima rovina essendo screpolato il voltapieno sopra il presbiterio, quello egualmente pieno sopra la sacrestia, ed inclinato il muro esterno che guarda il nord-ovest. Ad ovviare disgrazie il sottoscritto da circa 6 anni faceva apporre diversi puntelli nelle parti più rovinate. In seguito a congregazione e consiglio tenuto dai capi di famiglia fu decretato non solo la riparazione dei guasti ma anche il prolungamento del corpo della chiesa, occupando a tale oggetto tutto il locale dell’antica sacrestia posto dietro l’altare maggiore, non solo, ma ancora allungando di un metro in più il vano. La sacrestia avrebbe avuto luogo in un piccolo locale esistente in cornu evangelii di detta chiesa. Ne fu fatta redigere la perizia da persona capace, e l’estimo fu di £ 3770,85. Messo il lavoro ad asta pubblica si ebbe un ribasso del 30 per %.
L’appaltatore, uomo senza risorse, mise mano al lavoro, e lo ha proseguito finché i Deputati gli hanno somministrato i fondi, cosa contraria al capitolato d’appalto e relativa scrittura.
Finora questi poveri parrocchiani vi hanno erogato la somma di £. 1886: Ora i fondi sono esauriti e il lavoro resta incompiuto.
Entrando in detto vano sembra di entrare non in una chiesa, ma in un arsenale. Sono ivi ammucchiati, e lanciati alla rinfusa banchi, armadii, tavole, sassi, ecc. ecc.. Il tetto nuovo non finito di coprire, il vecchio rovinatissimo; di modo che chi vi entra in tempo di temporale, bisogna vi entri coll’ombrello. Le finestre sono non solo senza vetri, ma ancora senza imposte, sicché le bufere vi guazzano come in casa propria; la neve vi è penetrata da mille parti. Eppure in un locale così disadatto la maggior parte della popolazione ha dovuto resistere nella lunghissima stagione delle nevi per assistere ai divini ufficii. Essi non si celebrano ora nella chiesa ma nel piccolo locale detto Oratorio attiguo alla medesima, capace di contenere a malapena 300(?). Nel predicare, il povero parroco bisogna non solo che gridi, ma che quasi si sfiati se vuole farsi udire a quei che sono fuori dall’oratorio, e con tutto ciò deve sentirsi del continuo ripetere = Non abbiamo inteso niente =
L’altare maggiore di questa chiesa per i restauri incominciati è stato demolito. Esistono nel corpo della medesima altri 4 altari. 1° di Maria SS.ma del Rosario. 2° di S. Antonio Abate. 3° di S. Antonio di Padova. 4° del Patrocinio di Maria SS.ma. Il battistero è in pessimo stato.
La sacrestia è stata demolita e deve ricostruirsi in un locale attiguo alla Chiesa di spettanza della Parrocchia.
Il campanile ha due campane una del peso di libre 570 circa, l’altra di libre 200 circa. Il fabbricato è molto danneggiato, perciò è da farsi nuovo col proseguire i restauri.
In questa chiesa si venera l’immagine sotto il titolo di Maria SS.ma della Salute per la quale il popolo ha molta divozione. Se ne celebra la festa la 2a Domenica di Settembre. Ogni tre anni con lusso. A questa immagine è annesso l’indulgenza dell’altare privilegiato perpetuo. E’ dono del parroco fu Don Biagio Bucciarelli.
Le indulgenze che si possono lucrare in questa chiesa sono quelle dell’adorazione perpetua che si pratica ogni 3a domenica di ciascun mese, e quelle annesse alla confraternita del Rosario, cui quasi tutti i popolani sono ascritti. Non vi sono corpi santi.
Possiede nº 13 reliquarii in legno, ricoperti nella parte anteriore di lamina di rame argentata contenenti le seguenti reliquie: oltre alle ossa di S. Agata Vergine, e Martire nostra Protettrice amatissima alla di cui benevole intercessione, (segue l’elenco delle reliquie di oltre 180 fra beati e beate, santi e sante) ai quali divotamente ci raccomandiamo.
Beneficio di S. Antonio di Padova goduto dal Reverendo D. Adamo Massetti attuale parroco di Giustimana.
Tutte le feste di precetto, ed anche ridotte il parroco è tenuto applicare pro populo.
Inoltre per legati di Agata Recchia lasciati nel suo testamento rogato da Gio: Battista Miozzi di Montegallo Notaro di Arquata sotto il giorno 10 Settembre 1771 deve celebrare: 1° Due messe l’anno in perpetuo nella chiesa di S. Agata per una casa che forma parte della casa parrocchiale. 2° Una messa l’anno in perpetuo per un’aja lasciata a Pietro Salustii ed eredi da sodisfarsi dal parroco pro tempore. 3° Sei messe l’anno in perpetuo nella chiesa parrocchiale di Aspelonga per un censo di scudi 7:50 a carico di Giovanni Salustii ed eredi da soddisfarsi dal Parroco di Aspelonga. 4° Tante messe all’anno a baj 10 secondo il fruttato dei beni seguenti, i quali si affitteranno dal parroco pro tempore e dal quale si celebreranno le messe suddette.
(segue un elenco dettagliato dei terreni). 5° Legato di due messe l’anno istituito da Margherita Nardis secondo il suo testamento rogato dal Notajo Gio: Battista Miozzi li 10 Settembre 1771 sul censo di scudi 6:25 da sodisfarsi dal Parroco pro tempore. Questo censo lo tenea la famiglia di Pietro fu Tommaso Ciancotti, ma nel giorno 15 Ottobre 1779 fu estinto dalla casa Ciancotti, e fu preso da Antonio Quaglia e da Pietrangelo Latini per rogito del Notaro Gregorio Pichini. 6° Legato di messe dodici coll’elemosina di baj 20 lasciato da Maria Felice Franchi nel suo testamento rogato dal Notajo Carlo Emidio Mancini ai 2 Agosto 1777 da soddisfarsi dal parroco pro tempore su d’un censo di scudi 15 ritenuto dagli eredi di felice Schiavoni ed un pezzetto di canapina. 7° Messe n° 4 da applicarsi dal parroco pro tempore col fruttato di un censo di scudi 10 formato da Giovanna moglie del fu Felice Franchi nel di lei testamento rogato dal Notaro Gregorio Pichini li 14 Ottobre 1799 si ritiene dagli eredi di Bernardino Quaglia e pagano baj 72 l’anno.
Per ciò che riguarda l’elemosina da farsi ai poveri, il parroco il giorno 5 Febbraio di ogni anno, festa della titolare di questa Parrocchia è tenuto distribuire ai poveri un sacco di grano ridotto in pane. Quest’obbligo avrà forse qualche cespite di rendita, che non si conosce. Ora poi coll’abolizione della decima abolirò pure io questa consuetudine.
Dote a zitelle non ve ne sono.
Vi è l’obbligo in questa chiesa di far ardere due lampade, una in onore del SS.mo Sacramento. I fondi devono desumersi parte dal Monte frumentario, che oggi ascende a quarte 145. Nessuno però l sapere né di rimettere nel monte la sorte e nemmeno di pagare le colmature, dimodoché questa rendita resta quasi lettera morta. Altra parte si desumano da alcuni appezzamenti di terreno che si affittano da deputati estratti a sorte ogni anno. Coi fondi suddetti si dovrebbe anche acquistare la cera per le funzioni dei giorni festivi, ma essi non bastono a provvedere nemmeno l’olio per la lampada, dimodoché si è costretti farne ardere una solamente sopperendo a questa passività un mese la confraternita del SS.mo Rosario e l’altro mese i deputati del SS.mo Sacramento. L’altra lampada, come appare dal suddetto carico della Confraternita del Rosario.
Incombe alla confraternita del SS.mo Rosario l’obbligo di far celebrare una messa cantata e due lette nella morte di qualunque ascritto alla medesima.
Esiste in questa Chiesa parrocchiale una sola confraternita canonicamente eretta sotto il titolo di Maria SS.ma del Rosario. Ha per divisa il sacco bianco, fascia e rocchetto nero e sopra di esso nel petto in ovatino l’immagine della Vergine. I confratelli sono n. 195. Le consorelle n. 227. Totale 422.
Osservano le regole generali della Venerabile Confraternita di S. Rocco in Ascoli. Ogni ascritto a detta Confraternita o paga mezza quarta di grano per una sola volta, ovvero [?] 25 ogni anno.
Un calice con patena di argento / Una pisside di argento / Quattro calici di ottone / Una croce di ottone per processione / Sei croci in legno con Cristo di ottone per altari / Un turibolo con navicella / Altro di ottone con navicella / Una pisside di ottone con coppa di argento / Due secchielli di rame con aspersorii
… Messali da vivi 4 / Da messe di requie 2 / Un rituale.
Candelieri di legno argentato in buono stato 6 / In mediocre stato 12 / Altri candelieri colorati 6 / In cattivo stato poi sono innumerevoli / Confessionali stabili 3 / Movibili ed a posticcio 3 / Una bara.
A carico del parroco è la sola festa della titolare S. Agata che si celebra il giorno 5 Febbrajo di ogni anno.
A carico della Confraternita è la festa di Maria SS.ma del Rosario, che si celebra la prima domenica di Ottobre di ogni anno.
Deputati eletti ogni triennio dal parroco raccolgono elemosine per celebrare le seguenti feste: di S. Antonio di Padova, che si celebra il 13 Giugno / di Maria SS.ma della Salute, che si celebra la 2a Domenica di Settembre. Ogni triennio con fuochi e banda / di Maria SS.ma dell’Addolorata, che si celebra la 4a Domenica di Settembre.
Non esiste Cimitero. Si tumula ancora nella Chiesa Parrocchiale. Entro il corrente anno si deve fabbricare.
Nel pian terreno della casa parrocchiale vi è la stalla, la cantina, la dispensa ed un altro locale oscuro con arcone per riporre il grano. Nel piano superiore vi è la cucina, una sala, due camere da letto ed una camera oscura per riporre oggetti. Il fabbricato è molto rovinato. Due cantonate sono squilibrate assai.
La facciata sud-ovest, e quella nord-ovest, se non si riparano minacciano rovina.
Il tetto avendo poca tendenza, nelle dirotte pioggie e nello squagliarsi delle nevi lascia infiltrare nel chiuso torrenti di acqua.
Possiede altra piccola casa consistente in due vani, il primo ad uso cucina, ed il secondo ad usa camera da letto affittata per £. 8. Gode pure i terreni e censi.
… L’elemosina in suffragio delle anime purganti in questa parrocchia si raccoglie due volte all’anno, nella 4a Domenica di quaresima, il qual ricavo si eroga subito i quattro ufficii che si fanno nella ricorrenza della Santa Pasqua, e nel ricolto del grano. Anche questa meschina elemosina si eroga subito in ufficii.
Sono tanti gli imbrogli che il mio antecessore ha fatto in questa Parrocchia, che possono dirsi quasi innumerevoli.
… I più antichi registri parrocchiali rimontano al 25 Ottobre 1653 formati dal fu Don Matteo Pulzoni. Suo antecessore fu Don Benedetto Pichini il quale resse questa Parrocchia pel lasso di 49 anni. Di lui non esiste memoria alcuna. I secondi registri furono fatti da Don Niccola Marini e rimontano al 1755; proseguiti poi dal Reverendo Don Biagio Bucciarelli dal 1764 al 1829: in cui subentra il Reverendo Don Filippo Ladi, cui fa seguito il Reverendo Don Antonio Cappelli fino al 1874 epoca in cui cominciai io a regere questa Parocchia.
Io Domenico Riti parroco della suddetta Chiesa ho compilato secondo coscienza e verità questo inventario.
… Aspelonga questo di 25 Agosto 1887.

Articolo del 13 giugno 2020, a cura di Gabriele Lalli

(fonte: Archivio vescovile di Ascoli Piceno)