Febbraio è il mese del Carnevale, il mese delle allegre gazzarre,
delle maschere, dei coriandoli, delle frappe, dei ravioli e delle
frittelle. Oggi, in città, c’ è un tripudio di gruppi mascherati per le
strade e per le piazze, con carri sgargianti di colori vistosi e di
forme grottesche che passano allegri, anche se traballanti , in mezzo al
gioioso schiamazzo di urli, di frizzi, di suoni. Da tutte le parti
piovono coriandoli variopinti, le stelle filanti descrivono svolazzi
eleganti nell’ aria. Chiamatela pure festa dell’ allegria e mentre vi
immergete in questo turbinio di colori, coriandoli, dolci appetitosi e
feste dovete sapere che il suo nome deriva dal latino ” Carmen Levare “;
ovvero ” eliminare la carne” indicando quindi il periodo che precede la
Quaresima. La sua origine è ancora più antica, connessa a riti pagani
purificatori che rappresentavano il morente anno vecchio o la fine del
terribile inverno freddo e ghiacciato che porta via le tristezze ed i
mali del passato. Cinquant’ anni fa erano i giorni di Carnevale al mio
paese e tutti noi bimbi volevamo fare una mascherata. Ma come ? I nostri
genitori erano poveri e di denaro da spendere non ne avevano molto. Se
volevamo mascherarci ci arrangiavamo con quello che si aveva in casa.
Allora salivamo nei solai e rovistavamo nelle antiche cassepanche e nei
bauli, portando alla luce vecchi abiti : larghe e lunghe gonne delle
nonne, cappellini con i fiori sopra e sotto la tesa, colletti di pizzo,
corpetti di velluto, giacche a quadretti, cinte giganti, pantaloni
rattoppati, cilindri spelacchiati. A volte i vestiti erano troppo lunghi
e larghi, ma le mamme rimediavano con spille di sicurezza e lunghi
punti messi qua e la. Tutti ci vestivamo con entusiasmo ed i maschietti,
in più, si facevano i baffi ed il pizzetto con il carbone. Poi cantando
e ballando ci spargevamo per il paese, gettando manciate di coriandoli e
stelle filanti. Rappresentavamo la ” Vacca ” , con un lenzuolo, corna
finte ed un campanaccio, il padrone, il compratore ed il sensale.
<< Quanto vuoi per questa ” bestia ” ? >> Non ci si
metteva mai d’accordo e con un colpo di bastone si faceva cadere una
pignatta scappando nella confusione. L’ ultimo giorno si sfilava per il
paese, di casa in casa, con un personaggio che rappresentava il
Carnevale, un’ altro la moglie Cecilia stuzzicati dal Diavolo tentatore
tenuto da una grossa catena di ferro. Le cantine erano aperte e tutte le
famiglie offrivano dolci e vino cotto nell’ ilarità generale. Com’ era
semplice e bello il Carnevale e come eravamo fraternamente uniti a quei
tempi !
Vittorio Camacci