” Le cose che un bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia “

” La cosa più bella della nostra vita e che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo “

Era il mattino della vigilia di Natale ed io ero un bimbetto di appena otto anni vivace e curioso, sempre in giro per le vie del paese. La sera prima aveva nevicato abbondantemente ed il bosco di castagni che circondava la parte bassa del paese era tutto imbiancato. I rami erano piegati dal soffice strato di neve ed i sentieri innevati erano pieni di orme degli animali del bosco. Io mi divertivo a seguirle nella speranza di trovare qualche tana di tasso o di volpe. Per tutta la giornata avevo giocato nella neve ed avevo osservato decine di uccelli che si avvicinavano timidamente alle case del paese in cerca di cibo. Dopo aver fatto merenda con la ricotta che mia nonna aveva spalmato calda e fresca sul pane casereccio, ero sceso da nonno nella stalla per salutare gli animali : la mucca con il vitellino, le pecore ed il cavallo. Passando accanto a loro li accarezzavo sulla testa e gli davo da mangiare un po’ di fieno e qualche mela. Quando giunse la sera mio nonno accese la lanterna ad olio con i fiammiferi, la appese ad un gancio della stalla e mi chiese se volevo sapere un segreto. Naturalmente io feci di si con la testa e nonno guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno potesse sentirlo, mi disse sottovoce : << Lu sé, Frappì, cha a mezzanotte de la vigilia di Natale li bistie parlene ? Parlene tra jesse e si raccontene n’zecche di pastalocchie … ma tu a quell’ ora stè a durmi dentre a lù litte e nin pù sentì niente di quelle che dichene >>. Io lo ascoltai attentamente e rimasi qualche minuto con gli occhi e la bocca spalancati; incuriosito da ciò che mio nonno mi aveva rivelato. Guardai gli animali e mi chiesi cosa mai avrebbero potuto dirsi le pecore, la mucca, il vitellino ed il cavallo. immaginando anche che parlassero i topi che sbucavano dalle fessure dei mattoni. Quanto mi sarebbe piaciuto ascoltarli. Questo pensiero non mi abbandonò per tutta la sera, finche  decisi che quella notte sarei andato a sentire gli animali parlare. Quando venne l’ ora di andare a dormire mi infilai il pigiama e andai a letto facendo finta di dormire. Infatti non avevo proprio sonno e appena non sentii più nessun rumore in casa mi misi a sedere sul bordo del letto, sporsi i piedini e scivolai a terra. Mi avvicinai un po’ infreddolito alla finestra e vidi che la luna, alta e splendente nel cielo, illuminava d’ argento tutto il paese, facendolo sembrare pieno di lucine. Com’ era bella la neve e quanto mi piaceva. Mi infilai i calzoni, il maglione, il giubbotto ed il cappellino di lana ed in un’ attimo mi ritrovai vestito. Facendo attenzione a non far rumore, aprii la porta di casa e sbucai fuori, scendendo le scale che portano alla stalla e nel chiarore della luna vidi gli animali che sonnecchiavano tranquilli. Allora decisi di accoccolarmi tra la paglia, al calduccio anche se ogni tanto mi si chiudevano gli occhi, cercavo di tenerli aperti mentre il cuore mi batteva forte nel petto per la gioiosa attesa. Però mi addormentai ed ad un tratto sentii tintinnare un campanellino mentre la stalla s’ illuminò. Tutti gli animali erano svegli ed alzati sulle quattro zampe. Il cavallino uscì dal recinto e si avvicinò a me che lo guardavo a bocca aperta. << Bimbo, tu sei stato sempre buono con gli animali, perciò ti invitiamo a festeggiare il Natale con noi >>. Le corde che tenevano legati gli animali si sciolsero ed il cavallo mi prese sulla sua groppa. L’ animale partì e gli altri lo seguirono, attraversammo il bosco innevato,  prati scintillanti e sinuosi ruscelli ed io mi sentivo libero e felice come non mai. Pian, piano mi accorsi che intorno a noi c’erano altri animali : scoiattoli con le code vaporose, leprotti, volpi, tassi, lupi argentati, orsi enormi, cervi , camosci e tanti altri. Tutti stavano entrando dentro una grotta illuminata da mille candele, ai margini della quale crescevano rigogliosi agrifogli dalle bacche scarlatte ricoperte di brina. Entrammo tutti in un’ enorme sala rotonda dove al centro c’ era una bellissima Fata, vestita di bianco e coronata da un lucente diadema di ghiaccio. La Fata sorrise agli animali e disse : << Benvenuti miei amati, sono la Maga Sibilla ed in questa sacra notte vi dono luce e benedizione >>. Di lì a poco la luce della grotta si affievolì e gli animali s’ incamminarono verso la stalla. Il cavallo mi fece scivolare dalla sua groppa, adagiandomi di nuovo sulla paglia e tutti gli animali tornarono al proprio posto. La mattina seguente mio nonno si recò alla stalla per accudire gli animali e si accorse che io avevo dormito sul mucchio di paglia. Sorrise, mi prese in braccio e mi riportò a letto rimboccandomi le coperte quando un bellissimo sole dorato faceva capolino oltre le cime delle montagne , facendo brillare d’oro la neve fresca. Mi svegliai a mattina inoltrata, quando mamma mi chiamò per andare a messa ricordandomi che era il giorno di Natale e sotto l’ albero c’era un regalo per me. Mi alzai assonnato, chiedendomi se ciò che avevo vissuto fosse stato solo un sogno. Poi trovai dei fili di paglia impigliati tra i capelli e capii che era stato tutto vero anche se non sapevo come avevo fatto a tornare nel mio letto. Promisi a me stesso che non avrei mai rivelato a nessuno il segreto di quella magica notte. Sorridendo, pieno di una gioia che non avevo mai provato, uscii dalla porta saltellando verso la chiesa. Quello è stato senza dubbio il più bel Natale della mia vita.

           Vittorio Camacci