Il terremoto è un evento naturale incontrollabile ma bisogna ricordare che fa parte del mondo, fa parte della vita stessa. A causa del disastro provocato da esso possono andare distrutti beni insostituibili come le case, gli arredi, ma anche i ricordi come le fotografie e gli oggetti tramandati da generazioni. Si possono perdere animali domestici, orti o giardini curati da anni. Ma il danno più grande provocato dal terremoto è quello sulle persone. A parte i morti ed i feriti sono i sopravvissuti a subire traumi dal punto di vista psicologico tali da indurre a provocare gravi patologie nei soggetti colpiti. in generale, dal punto di vista psicologico, le due categorie più a rischio sono soprattutto i bambini e gli anziani. E’ evidente che essere travolti dal terremoto mette a durissima prova la capacità di adattamento e la salute di tutti, ma negli adulti sani le reazioni di stress nella maggior parte dei casi si risolvono in una reazione normale ad eventi eccezionali che in breve tempo generalmente viene assorbita e porta all’ elaborazione di nuove situazioni di vita. Invece per gli anziani ed i bambini possono sorgere patologie, spesso gravi, conseguenti alla cronicizzazione della paura, che diventa angoscia quando l’evento sismico non si esaurisce in breve ma si protrae nel tempo. Il terremoto provoca in questi soggetti un grande choc emozionale che scatena ansia, paura ed attacchi di panico. Questo tipo di sollecitazioni emotive può provocare la modifica dei livelli ormonali, alterazioni del sonno, variazioni cardiovascolari, depressione e disturbo da stress. Nei bambini si è evidenziato un pericolo di sviluppare ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo, difficile da recuperare se non si interviene subito mentre negli anziani gli effetti sono diversi e le paure si amplificano perché non hanno più abilità fisica giovanile e non possono abbandonare il loro mondo e le loro abitudini. Lo sradicamento totale, per l’anziano può portare ad una totale perdita della salute e causare danni irreversibili. L’abbandono dei luoghi familiari è difficilissimo per loro perché queste persone fanno affidamento su ambienti noti per continuare a vivere in maniera indipendente inoltre essi soffrono spesso di patologie croniche che sicuramente peggiorano se il progetto di recupero dei paesi distrutti si estende per mesi ed anni. In molti casi essi hanno comunque un alto potere di resilienza e si dimostrano riluttanti nell’accettare un aiuto o ciò che percepiscono come ” elemosina”. Ecco perché sarebbe stato importante farli vivere vicino alle loro case, ai loro piccoli orti, il loro ” tutto”, la loro identità. Sarebbe stato importante parlare con loro, stargli vicino. Le relazioni, la vicinanza, il senso di comunità e l’empatia sono la migliore medicina e possono aiutare moltissimo. Invece anche qui si è persa un’occasione, nessuno ha pensato a loro, ad esempio i soliti ” sciacalli” si sono impossessati anche dei duecento euro degli orti che la generosità inconsapevole del CAI aveva messo a disposizione dei più bisognosi, si sono accaparrati le borse di studio destinate ai bambini delle famiglie più disagiate con escamotage degni di Arsenio Lupin. Bisogna prendere consapevolezza che benché viviamo una situazione disastrosa, qualcuno continua imperturbabile a fare i ” porci comodi “; ma attenzione perché questo è un mondo in cui tutto è legato ad un’indissolubile filo ed un Grande Fratello o Grande Burattinaio controlla tutto e se non basta la tecnologia o il Fato-Dio c’è sempre la buona e vecchia ” Divina Provvidenza” che attraverso l’imprevisto e l’imprevedibile rimette le cose a posto.

Vittorio Camacci