Il profumo del caffè riempiva tutte le mattine ogni angolo della casa dando alla fantasia ed alla voglia di tenerezza e di coccole di Andrea una energia sconosciuta che poco si addiceva ai suoi pensieri solitari. I suoi sette anni erano trascorsi in quel paesino di montagna in cui aveva accresciuto una vivace curiosità per tutto quello che la Natura offriva a quel particolare bimbo costretto a crescere ascoltando, tastando ed annusando tutto quello che lo circondava. in questi anni Andrea aveva respirato l’aria frizzantina della montagna ascoltando lo stormire del vento tra gli alberi, tastando i fili d’erba, gustando il dolce richiamo delle ciliegie ed annusando la penetrante presenza della resina delle conifere ed il canto lieto dei ciclamini e del gelsomino. Un bimbo costretto a crescere pensando senza interlocutori a cui era consentito solo di soffermarsi sulla tenera voce degli uccellini, domandarsi senza proferire parola sul silenzio solenne dei monti maestosi con sullo sfondo il dolce fruscio delle foglie colpite dal vento ed il tenero calore del sole sulla pelle. La sera Andrea scivolava nel sonno abbracciato alla sua mamma, dentro al tepore di una fiaba raccontata o inventata per cercare di riempire il suo mondo in bianco e nero di personaggi mitologici capaci di azioni imprevedibili, protagonisti di storie tortuose del Bene e del Male, valori che il piccolo Andrea non sapeva ancora distinguere mentre si addormentava con la sensazione di rientrare nel ventre materno in attesa di rinascere di nuovo. Quando quella notte la terra tremò forte in un boato, Andrea si sveglio di soprassalto, si ritrovò tra le braccia di papà che scendeva velocemente le scale, ascoltò l’abbaiare del cane sullo sfondo ed il rumore della macchina che partiva e si lasciò alle spalle gli odori, i sapori e le sensazioni primordiali per ritrovarsi in una stanza fredda, asettica, ovattata di un appartamento cittadino. Il giorno successivo, la mamma lo portò in riva al mare e quando si avvicinò alla riva, camminando con difficoltà su un tappeto troppo soffice dove ad ogni passo sembrava di sprofondare, sentì per la prima volta il rumore dell’acqua che si spezza e torna indietro, annusò l’odore dolciastro della salsedine e provò un senso di vertigine che lo costrinse ad indietreggiare. “Torniamo a casa” disse alla mamma. La mamma non rispose ma lo prese per la manina e facendogli una carezza lo invitò a prendere un gelato, un grande cono gelato che sapeva di fragole, mirtilli, ciliegia , un dono ghiotto ed inaspettato che il piccolo Andrea leccò contento e felice.
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