Designato dal governo borbonico in Sicilia quale capo della nuova “insorgenza” , Giacomo Costantini , il primo dei tre figli del leggendario Sciabolone, che al pari dei fratelli Venanzio e Matteo aveva ereditato dal padre il soprannome , ma soprattutto la popolarità , già dall’aprile del 1809, di ritorno da Capua, aveva stabilito il suo quartier generale sulla natia Montagna dei Fiori dove aveva assoldato fuorusciti che vivevano alla macchia e diversi montanari dediti da sempre al contrabbando. Penetrato nei primi di maggio nella munita polveriera di Norcia con una banda di seguaci tra i quali il giovane prete Don Bernardo Tori di Morge ed i fratelli Ciammarichella si armò fino ai denti ed il 6 maggio venne raggiunto dal fratello minore Matteo, ex sergente del I Reggimento di Fanteria Leggera dell’ Armata Napoletana, da Pasquale Lauri detto ” Fochitto” e Pietro Antonelli detto ” Longarino” e dal capobrigante Cocciarecchia.. Dopo infinite scaramucce al di qua ed aldilà del Tronto le decise azioni dei francesi contro il brigantaggio cominciarono ad avere effetti e le bande dei briganti si divisero, alcune scapparono verso l’ interno dell’Abruzzo, accampandosi nei dintorni di Penne mentre altre si diressero ad Acquasanta saccheggiando tutti i paesi d’intorno. Giacomo Sciabolone, fedele alle consegne ricevute ed adempiendo al proprio dovere andò ad attestarsi sui sassi di Santa Caterina, alla destra del fiume Tronto in una zona che dominava la Salaria e Ponte D’Arli. Per dar loro la caccia il colonnello francese Guascot fece uscire da Ascoli il 29 giugno 1809 due Compagnie di truppe francesi e una della Guardia Nazionale che pernottarono la notte stessa a Paggese ed Acquasanta. Il giorno successivo i francesi si scontrarono con gli Insorgenti in un luogo sopra Quintodecimo detto ” Le Castagne Coperte ” . I Francesi ebbero la peggio e furono inseguiti e massacrati. Diretti ad Arquata per la via Salaria, i due distaccamenti di soldati d’oltralpe , passato Quintodecimo, erano stati colpiti da una scarica di archibugiate da parte degli uomini di Sciabolone nascosti tra i castagni e cercando una via di scampo , presero la strada per Trisungo, ma qui, nel luogo detto ” Resega” , trovarono la via sbarrata da grossi massi dietro i quali si trovavano appostati gli uomini di Luca Massimi, giunti da Montegallo. A questo punto tornarono verso Ascoli ma giunti a ” Piè di Sanguinaia” , a circa due chilometri da Favalanciata, si trovarono ancora una volta di fronte gli uomini di Sciabolone che tagliarono loro la strada scendendo da Capo di Rigo e Peracchia. Fu una era e propria carneficina che lasciò sul campo 50 francesi morti, tra i quali il maggiore Seuneville, il capitano Benault ed il tenente Brouhot, mentre quelli che scamparono riuscirono a raggiungere Ascoli stremati dalla fatica con i feriti pallidi e sanguinanti ammassati sui carri tirati dai muli. A differenza di suo padre Giuseppe, che non fu mai sconfitto, Giacomo Costantini alla fine, dopo vari tradimenti e ricatti, fu fucilato insieme alla sua banda il 28 ottobre 1809 ad Ascoli Piceno. E dinanzi al plotone di esecuzione che puntava i fucili sul suo petto egli volse il suo ultimo sguardo alla montagna madre ed amica che non lo aveva mai tradito e che ora muta ed immobile , rendeva l’ultimo silenzioso saluto al suo valoroso leggendario eroe.
Vittorio Camacci