“Urse balla, urse balla

Dai balla urse, dai gira

Batta li zampe, dai gira

Quanta gente fa la fila

Pe’ vedette sarda’

 

Balla urse, urse balla

Dai tira e molla

Chi nu’ mude ‘u ch’netre

Tutta la vita ada’ balla’

Ma chie’ppe n’ zecche de botte

Si ni’n me fe’ guadagna’

Urse balla, urse balla.”

Partiamo da un presupposto, gli orsi non amano l’uomo, perché l’uomo li ha sempre perseguitati, li ha quasi sterminati ritenendoli un pericolo per gli alveari, per i suoi animali domestici, per i raccolti e per la sua incolumità. Ma gli orsi odiano l’uomo perché in alcuni casi li ha catturati. Quelli che lo facevano si chiamavano “Orsari”. Gli cavavano i denti, gli strappavano le unghie, li nutrivano a miele e vino cotto e gli insegnavano a ballare a suon di bastonate. Fino all’ottocento nelle fiere dei nostri paesi si potevano ammirare questi orsi addestrati legati con una catena ed una museruola, costretti a stare su due zampe mentre un tamburo ed una cornamusa suonavano. Tutto questo finì quando gli orsi si estinsero quasi completamente, non certo per l’intervento delle associazioni animaliste che all’epoca non esistevano. Oggi gli orsi sono tornati, forse proprio quando gli uomini peggiori se ne sono andati, seguendo una migrazione spontanea che sale dalle montagne abruzzesi verso quelle sibilline. Ma gli orsi ancora soffrono: scacciati dai contadini, uccisi dai bracconieri, costretti a scappare inseguiti dai sorveglianti dei cantieri delle gallerie. Ancora sono usati nei circhi e negli zoo e rischiano sempre l’estinzione. È vero l’orso non ama l’uomo, dobbiamo farcene una ragione, questo grande plantigrado perseguitato e ferito nell’ anima si è stufato e cerca un riscatto ed una salvaguardia che gli è dovuta. Dobbiamo seguire l’esempio di San Romedio, il quale ammansi’ l’orso che aveva attaccato e ucciso il suo cavallo. Da quel momento la bestia selvatica fu bardata con i paramenti del cavallo e diventò la sua cavalcatura ed il suo compagno di viaggio. Proprio quello che alcuni secoli prima aveva fatto il “nostro” Sant’Amico con il lupo. Scappa urse , scappa…  che l’uomo è cattivo.

Vittorio Camacci