Gli attuali venti di guerra, che sono ritornati in Europa, hanno innescato una nuova emergenza energetica mentre nel nostro piccolo comune è notizia di questi giorni che gli irriducibili capodacquari, noti per non “addomarsi” mai , hanno permesso il ripristino di una piccola centrale idroelettrica della capacità produttiva di 300 kw sufficiente a soddisfare con la sua energia verde tutte le famiglie arquatane (speriamo ad un prezzo equo). Sulle nostre montagne ci sono sempre meno precipitazioni ed ogni anno aumenta la siccità, mentre ciclicamente si abbattono violenti temporali e nubifragi come mai prima che causano gravi danni alle infrastrutture, frane e smottamenti sono sempre più frequenti. Da alcuni anni il mondo scientifico s’interroga per capire se questi cambiamenti climatici dipendano dall’attività dell’uomo o siano solo un mutamento ciclico imputabile alla Natura. Mentre queste ripetute calamità, preoccupano non poco la popolazione più anziana, lasciano completamente indifferenti i giovani. Essi, purtroppo, sono radicalmente convinti della totale invulnerabilità della società moderna. Pensano, infatti, che le future tecnologie siano in grado di proteggerli da ogni situazione. Cosa potrebbe mai accadere all’uomo del Terzo Millennio? Siamo in grado di bucare enormi montagne, spianare intere colline, deviare il corso dei fiumi, costruire edifici completamente antisismici, possiamo gestire e piegare al nostro volere l’ambiente in cui viviamo. A mio modesto parere tutto questo non è vero, siamo molto più fragili dei nostri avi, soprattutto dei nostri nonni, vissuti un secolo fa. Questa mia affermazione può sembrare assurda ed eretica, invece è la dura realtà ed è facilmente dimostrabile con una semplice e non tanto fantasiosa ipotesi senza andare a scomodare catastrofi astronomiche, nucleari o pandemiche, peraltro possibili, pensiamo ad esempio cosa potrebbe succedere nella nostra valle se venissero distrutte o danneggiate le numerose e preziose centrali idroelettriche. Andiamo ad analizzare, quindi, cosa succederebbe sul nostro territorio, in Italia o nell’intero occidente se accadesse una cosa in apparenza banale: la mancanza temporale di energia elettrica per un arco di tempo relativamente breve, un mese. Sarebbe una catastrofe i cui effetti non sono per il momento quantificabili, ma che si possono approssimativamente prevedere. Senza dubbio la prima grande emergenza sarebbe quella del cibo perché il sistema attuale di distribuzione delle grandi catene alimentari non prevede l’uso di scorte. E’ troppo oneroso e non salvaguarda la freschezza dei prodotti. Così in un paio di giorni i prodotti freschi terminerebbero e bisognerebbe buttare anche quelli contenuti nei congelatori. Anche la loro normale vendita sarebbe impossibile con i negozi al buio, le casse ed i computer bloccati. Pur avendo a disposizione notevole quantità di farine non sarebbe possibile neppure la panificazione perché oggi è fatta principalmente con forni elettrici. Ci potremmo accontentare del cibo in scatola, ma anche questo sarebbe destinato ad esaurirsi rapidamente, senza possibilità di rinnovare le scorte. Vi lascio immaginare gli enormi problemi di ordine pubblico che una massa di persone smarrite ed affamate potrebbe causare. La totale mancanza di energia elettrica renderebbe, poi, inabitabili le moderne case, perché diventerebbero prive di illuminazione, ventilazione, rifornimento idrico e riscaldamento. Si pensi anche agli ospedali, dove tutto, compreso i sistemi di sopravvivenza sono elettrici e finito il carburante dei gruppi elettrogeni, tutto resterebbe fermo. Ma questo è niente di fronte a quello che potrebbe succedere nel settore delle comunicazioni, dell’ economia e dei trasporti, perché oggi tutto è gestito dai computer e dalle telecomunicazioni, quindi si assisterebbe alla paralisi totale dei trasporti assieme ai settori vitali dell’economia e della finanza. Ad esempio il rifornimento dai distributori di carburante sarebbe impossibile. Anche se si ripescasse il contenuto dei serbatoi con il secchio e l’imbuto, finite le esigue scorte, dalle raffinerie non arriverebbe più nulla perché anche loro sarebbero paralizzate dalla mancanza di elettricità e la stessa sorte toccherebbe alle altre industrie. Ecco dunque l’invulnerabile, saccente e presuntuoso uomo del Terzo Millennio, di colpo ferito nelle sue certezze e convinzioni, che viene riportato indietro nel tempo, ai primi del novecento, ma senza l’attrezzatura, la manualità e la millenaria esperienza degli uomini di quei tempi. Le case  moderne spesso non sono dotate di un fornello a legna o di un camino funzionale. Anche se questo ci fosse quante massaie moderne sarebbero in grado di cucinare un minestrone di erbe spontanee in un paiolo attaccato alla catena del camino? Saprebbero procurarsi o riconoscere la verdura necessaria senza mischiare le erbe velenose con quelle buone? Saprebbero uccidere o scuoiare un coniglio? Mungere le bestie domestiche? Spiumare e sventrare un pollo? Eppure queste erano solo alcune delle incombenze che erano alla base della vita dei nostri nonni se non quella dei nostri padri. Ora, se questo mio fantasioso racconto può avervi provocato un fastidioso senso di preoccupante ansia, vi prego di spegnere il telefonino o il computer, aprire il frigo e bere una bibita fresca e dissetante. Una volta rasserenati e ancora convinti che la vostra vita è sempre piena di comodità potete tranquillamente tornare a messaggiare su facebook con gli amici.

                 Vittorio Camacci