L’intero comprensorio a monte del paese di Pretare è custode di memorie di rilevanza storica che si trovano sedimentate nella zona denominata Santa Gemma ed appartengono a diverse epoche. Oltre ai percorsi del fitto intreccio della rete sentieristica, vi sono una piccola chiesa e i resti di una cappellina in prossimità del presidio della Dogana di Santa Gemma, eretta dalla Magnifica Comunità di Arquata. 

     Un arcaico reticolo di percorsi e mulattiere attraversava la zona già in epoca preromana e consentiva le comunicazioni e gli scambi commerciali con il versante opposto della montagna. Dal Valico di Forca di Presta era possibile raggiungere i Piani ed il paese di Castelluccio, le città di Norcia e Visso. Superando il Passo di Galluccio si arrivava fino Montegallo, Montemonaco ed Amandola.   

     Il cammino di queste strade, per alcuni tratti, è sovrapponibile a quello della Salaria Gallica, ossia al diverticolo della consolare romana Salaria che giungeva alla Statio di Surpicano, identificata dagli storici con Arquata (Piana di San Salvatore) e descritta nella Tavola peutingeriana. Da qui si diramava il tratto che s’internava nell’entroterra e, dopo aver superato le attuali frazioni di Piedilama e Pretare, oltrepassava i valichi di Forca di Presta e di Galluccio, il paese di Montegallo e continuava fino ad arrivare a Fermo, Comunanza ed Amandola.

     La Gallica apparteneva al sistema viario intervallivo di epoca romana che correva parallelo alla fascia costiera del mare Adriatico collegando le città di Ascoli e Fossombrone. S’innestava sulla Salaria e raggiungeva le valli fluviali del territorio ascolano. Il suo nome è riportato nel cippo della Lapis Aesinensis, cronologicamente collocato tra il 31 e l’1 a. C., in cui è citato anche Marco Ottavio Asiatico come colui che realizzò la via di raccordo fra la Salaria Picena e la Gallica. Questo precorso era comunque già noto in tempi anteriori all’età triumvirale-augustea e, secondo gli storici, è possibile che ricalchi tracciati di percorrenza di epoca preromana.

La Chiesa di Santa Gemma

     Nella località che prende tuttora il nome di Santa Gemma si trovano deboli tracce delle mura perimetrali del sacro edificio di culto cattolico dedicato alla santa. Dagli scritti dello storico Gabriele Lalli si apprende che dagli Statuti di Arquata del 1574, nella Prima Rubrica del Libro delli  Estraordinari, è nominata l’Ecclesia di S. Gemma a cui, ogni anno, nel giorno della ricorrenza della sua festività veniva assegnato un cero da ardere. Nelle vicinanze dei resti di questa fabbrica religiosa è stata eretta, nei primi anni del XX secolo, una piccola cappella privata di circa 4 x 3 metri, dedicata alla stessa santa dalla Famiglia Funari di Pretare e per questa ragione è nota anche con il nome della Cappella dei Funari. Il luogo di culto è censito tra i siti naturalistici di interesse antropologico del patrimonio culturale italiano elencato tra i beni ambientali e paesaggistici. In tempi passati, per tradizione popolare, nei giorni del Lunedì di Pasqua e dell’Ottavario di Pasqua, era meta di escursioni e passeggiate per «passar l’acqua», ossia per oltrepassare il corso di un ruscello, quale rito di buon auspicio. Un’altra data di rilevante interesse per i pretaresi era il 26 luglio, giorno in cui si celebra la memoria liturgica di sant’Anna. I residenti si recavano a pregare nella piccola chiesa per chiedere la pioggia al fine di avere un buon raccolto. 

La Dogana di Santa Gemma

     Gli Statuti di Arquata del 1574 citano anche la presenza della Dogana di Santa Gemma, un ufficio daziario che si trovava all’interno di una torre di guardia e del quale, ai nostri giorni, rimangono pochissime testimonianze architettoniche. La struttura era preposta a funzioni di avvistamento e di difesa, ma fungeva anche da ricovero per viandanti. Nella Prima Rubrica del Libro delli  Estraordinari si trova menzione del Gabelliere di Santa Gemma, un pubblico ufficiale eletto dalla Magnifica Comunità d’Arquata, obbligato a riscuotere dazi e gabelle da coloro che transitavano e trasportavano merci o bestiame passando sull’antica via che collegava il paese di Borgo con i valichi alle pendici del Vettore. 

Il passaggio di Giuseppe Garibaldi

     Un’altra memoria, sebbene sia immateriale, lega questa zona al passaggio a cavallo dell’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi il giorno 27 gennaio 1849, accompagnato Nino Bixio, dal capitano Gaetano Sacchi, da Candido Augusto Vecchi, il servitore Andrea Aguyar ed il suo cagnolino Guerrillo. Il generale proveniva da Ascoli Piceno e, dopo aver riposato nella notte tra il 26 ed 27 gennaio presso Casa Ambrosi ad Arquata, aveva ripreso il suo cammino alla volta di Roma salendo a Pretare, oltrepassando Forca di Presta e il Piano di Castelluccio, fermandosi a dormire a San Pellegrino di Norcia. Lo stesso Garibaldi ha ricordato nelle sue Memorie questi luoghi scrivendo: «Valicammo gli Appennini, per le scoscese alture della Sibilla, la neve imperversava, mi assalirono i dolori reumatici che scemarono tutto il pittoresco del mio viaggio. Vidi le robuste popolazioni della montagna, e fummo ben accolti, festeggiati dovunque, e scortati da loro con entusiasmo.»

      articolo a cura di Sandra Crisciotti

 

Si ringraziano: Cristina Piermarini, Ventura Piermarini e Romolo Trenta 

Fonti per Santa Gemma:

  1. Lalli, Ottocento arquatano, pp. 22-23
  2. http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca.aspx?ids=64785
  3. https://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Catalogo-beni-culturali/RicercaCatalogoBeni/ids/64785/Santa-Gemma-Pretare-Arquata-del-Tronto-AP
  4. http://www.diocesiascoli.it/index.php/diocesi/dettaglio-parrocchia/pretare-s.-maria

 

Fonte per il passaggio di Garibaldi:

  1. Serafino Castelli, Garibaldi in Ascoli, pp. 25-31