Come saranno le vacanze del futuro nessuno può prevederlo. Quando ricominciamo ed in che modo ancora non possiamo saperlo, di certo ancora per un po’ di tempo dovremo rimanere distanziati e rimanderemo a giorni migliori le vacanze di un tempo. D’ altronde ancora non sappiamo quale sarà il nostro futuro economico e neppure di quanti giorni di tempo libero disporremo. Di una cosa sono sicuro, nel futuro turistico giocherà un ruolo fondamentale la montagna : sia per la disponibilità di grandi spazi, sia perché il turismo plein air ha dimensioni gestibili con poche risorse ed è più umano. Il silenzio in montagna non fa rumore, regala tempo per riflettere, per rimettere insieme pezzi di vita. L’ emergenza ci ha regalato un periodo di grande dolcezza, un riavvicinarci alla ricerca di semplicità e naturalità. La montagna regala momenti di condivisione, in montagna non ” nevica firmato”. Ora in molti vogliono camminare, lasciare le auto, godere della natura. Oggi il regalo più grande non è avere un mezzo di locomozione costoso ma potersi affacciare da un belvedere alpino. La sfida è avvincente ma gli operatori dovranno adattarsi a comportamenti agili spingendo forte sul tasto dell’ attività fisica, trekking e mountain bike in primo luogo. Poi cibi genuini, piccoli ed efficienti rifugi, esperienze rigenerative nei boschi, ritmi slow. Per avere più sicurezza bisognerà ridurre i partecipanti alle escursioni organizzate, riducendo così al massimo i contatti con le cose e le persone. Le passeggiate dovranno essere minimaliste, visto che probabilmente mancheranno sia i soldi che il tempo. Bisognerà creare un effetto sicurezza in modo che ogni ospite possa sentirsi sicuro e sufficientemente distanziato. Ci avviciniamo ad un’ estate in cui saremo cambiati tutti e bisognerà valorizzare le aree picnic, puntando forte sul fatto che siamo un comune il cui territorio è compreso in due parchi nazionali, bisognerà organizzare un progetto di preparazione di cestini, da consumare lontano dalle sale ristorante e dai rifugi ed i rifugisti dovranno approntare più camere singole. Ricordiamoci dei nostri grandi spazi naturali e che quindi possiamo gestire facilmente i problemi di distanziamento, pensate che anche ad agosto abbiamo sentieri in cui non incontri nessuno e questo adesso è un vantaggio. Il turismo lento ha una regola base : rifarci prendere il nostro tempo personale e ciò si è cominciato ad apprezzarlo in epoche antecedenti all’ emergenza corona-virus che ci ha fatto ritrovare isolati. Il turismo è cambiato e quello “lento” basato sulla riscoperta del territorio, delle relazioni umane e del nostro “io” più recondito sembra essere quello del prossimo futuro. La lentezza del movimento, passo dopo passo, ci farà riscoprire l’ ambiente creando connessioni intime con il territorio e ciò ci consentirà di conoscere meglio anche le tante sfaccettature storiche e culturali che esistono nei nostri paesi. Questo turismo ecologico porterà anche altri vantaggi come : rigenereremo l’ aria con meno inquinamento, riscopriremo le località abbandonate delle nostre zone, salveremo la natura incontaminata, vivremo esperienze autentiche riscoprendo la nostra storia con i cinque sensi e quindi saremo più aperti a ricevere stimoli e soprattutto impareremo a vivere con calma, liberandoci dalle preoccupazioni, ci sentiremo più liberi senza limiti e pregiudizi, imparando ad essere tolleranti, tralasciando gli stereotipi, riscoprendo tradizioni e peculiarità. La natura si è già preparata, con la mancanza quasi completa dell’ uomo gli animali hanno abbandonato i loro nascondigli, i caprioli passeggiano sulle strade asfaltate, i lupi compaiono più spesso a bassa quota, i cinghiali entrano nei paesi deserti, le trote si avvicinano alle sponde dei fiumi. La natura s’ intreccia con il cuore degli uomini, gli animali si avvicinano ed io sono sicuro che questa imprevedibile e subdola malattia ci aiuterà a capirli meglio ed a trattarli con più rispetto. L’ emergenza ha acuito la nostra comfort zone, quindi è molto pericoloso se noi abbandoniamo il richiamo della terra e dei suoi quattro elementi che sono l’ essenza della nostra vita. Bisogna riscoprire la creatività ed il movimento, ricongiungerci con l’ essenziale. Basta con il consumismo dilagante, riallacciamo la nostra umanità con la nostra anima selvaggia attraverso l’ unione viscerale con la natura. Così costruiremo anche un mondo migliore, un ambiente più sano. Amando quello che ci circonda ci permetterà di riempirci gli occhi ed il cuore di bellezza rendendoci persone migliori. La gente dell’ Appennino ha da sempre un legame indelebile con le sue montagne e ciò ha generato nella suo DNA una forte resilienza. Ora abbiamo, anche, una grande cultura popolare da riscoprire ed un’ immenso patrimonio artistico da recuperare. La civiltà della ” Terra di Mezzo ” ha illuminato per secoli l’ intera Italia. I nostri avi sono sopravvissuti grazie alla coltivazione di piccoli appezzamenti di terra collegati da sentieri, tratturi e mulattiere mantenuti con pratiche solidali e gestiti collettivamente per il bene comune. Essi non erano solo coltivatori ma anche allevatori, boscaioli, carbonai ed all’ occorrenza migranti, pratici di mille mestieri. La nostra salvezza sta nel tornare ad essere come loro, il “passo lento” della sentieristica va integrato con un ritorno alla produzione agricola e zootecnica, così avremo cibo biologico e genuino da offrire ai visitatori. Il ritorno alla tipicità ci salverà, ma ciò non basta, bisognerà tornare ad essere comunità, dove regnano coesione sociale e solidarietà, indispensabili per ritrovare uno spirito umano e giusto. Tutto questo insieme all’ accoglienza è l’ unica strada e l’ unico modo per ridare un vero futuro all’ Alta Valle del Tronto.
IL VIRUS SIAMO NOI
Il virus per la Terra siamo noi
Con la nostra rapacità la danneggiamo
Ascoltiamo il suono del silenzio
Torniamo all’ essenziale
Rispettiamo le lacrime
Prendiamoci cura di chi non c’è la fa
Chi è fragile va protetto
Diamo alla vita il ritmo del battito del cuore
Rispettando la natura, coltivandola
Ridaremo la speranza ai nostri talenti seppelliti dalla paura
Siamo circondati di cose superflue
Tornando al necessario salveremo il nostro pianeta
Uccidendo il male che è in noi
Non saremo più malattia.
Vittorio Camacci