Sante era sveglio da almeno due ore. Tutte le mattine si svegliava alle sei per mungere e governare le mucche. La stalla ed il campo vicino al paese vecchio erano tutta la sua vita. Sante andava poco in chiesa; partecipava alle funzioni religiose solo quando lo considerava strettamente necessario, non era ateo, ma la sua fede si fermava spesso al portone della chiesa. Il vecchio uscì dalla stalla verso le otto e si diresse con il secchio del latte nella sua umile dimora. Umile , ma pulita e dignitosa. Quando Sante entrò in casa, il suo volto scavato e rugoso, dai tratti severi per sopracciglia folte e ormai bianche, molto simili a embrici sporgenti, si distese improvvisamente. ” Paulì, Paulì, dai cala ! La culaziò jie quesce pronta ! ” Disse la moglie Maria, trafelata ed ansimante. Paolo era già sveglio da un pezzo. Era troppo agitato ed eccitato dalla novità. Si era girato e rigirato nel letto e, nei brevi intervalli di sonno, aveva sognato le bellezze di Roma, che aveva visto per la prima volta nel libro della maestra. ” Paulì, cala, sennò fè tarde, la currira se ne va via “. Nella cucina del piano inferiore la colazione era già servita sul grande tavolo di castagno. Quando Paolo cominciò a divorare la colazione , sua madre si affacciò alla finestra e vide le prime foglie cadere dagli alberi : ” oh, Madonna mì, aguarda, n’cumincia l’ autunne ! ” Disse. Il ragazzo non si alzò dalla sedia fino a che non ebbe finito di inzuppare il pane nero nel latte mentre sulla stufa di ghisa sfrigolava dell’ altro latte per la colazione dei suoi fratelli, che finì col traboccare sugli anelli roventi, sollevando uno strepitio di bollicine crepitanti in una nuvola di fumo acre. La corriera era pronta in piazza. Mancavano pochi minuti alle otto e mezza, ed il motore era già acceso, provocando una fastidiosa e maleodorante nuvoletta nera. Altre persone arrivavano alla spicciolata, qualcuno con l’ ombrello aperto , per via di una leggera pioggerellina autunnale. Tutti avevano in mano una valigia, un tascapane o una sporta, dentro le quali erano riposti panni e cibo genuino. Dalle stalle intorno alla piazza, oltre all’ inconfondibile odore di sterco, provenivano i belati delle pecore, i muggiti delle mucche e le bonarie ” imprecazioni ” degli allevatori. Paolo ed i suoi amici ormai non ci badavano più, perché erano tutti di estrazione contadina e sapevano bene quanto fosse dura quella vita. Le promesse di una vita migliore e la speranza di elevare la condizione economica e sociale, rispetto a quella dei loro padri, li avevano spinti a studiare, ma era ancora sangue montanaro a scorrere nelle loro vene ed era l’ odore acre della terra d’ altura che filtrava nelle loro narici. Paolo arrivò accompagnato dalla mamma e da Don Aldo che sarebbe partito con lui verso la Capitale. La corriera alle otto e trenta partì scoppiettante dalla piazza. Aveva percorso poche decine di metri che Paolo voltò la testa all’ indietro, cercando il volto di sua madre. La vide che si stava unendo ad un gruppetto di donne vestite di nero, appena fuori dalla chiesa. Il cielo grigio ed uggioso fece improvvisamente sparire ogni traccia del paese e qualche ora più tardi la campagna romana si aprì facendo intravedere i lunghi filari di gelsi che cingevano i campi addormentati ed i pioppeti che fiancheggiavano i fiumi. Sulla corriera la compagnia era animata : c’ era chi cantava motivetti allegri e spensierati, accompagnato dall’ organetto, mentre gli altri ascoltavano sorridenti. A mano, a mano che la corriera lasciava alle sue spalle i piccoli paesi che si affacciavano sulla Vecchia Salaria ed incontrava le prime case dei quartieri periferici della Città Eterna, Paolo si caricò di curiosità. osservò ogni palazzo, scrutò ogni negozio, si meravigliò della frenesia con la quale si muoveva la gente della città. Fantasticò sulle grandezze e le meraviglie di Roma. Più tardi la corriera scaricò i passeggeri vocianti a Castro Pretorio, qui si divisero. Paolo insieme a Don Aldo si diresse verso la Stazione Termini, vicino la quale c’era l’ ufficio dell’ azienda che lo avrebbe assunto. Una folata improvvisa di vento lo obbligò ad alzare il bavero della giacca ed a stringersi nelle spalle. ” Occhio ! ” Gli disse Don Aldo : ” A Roma ogni cosa è possibile, tutto può essere realizzato, ma ti puoi anche ritrovare facilmente con il sedere per terra “. Paolo, abituato alla saggezza di Don Aldo, si mise a ridere, anche se ancora non aveva ben compreso il senso di quelle parole. Strinse la borsa sotto il braccio destro e ringraziò con educazione e rispetto, il suo vecchio parroco. Paolo era arrivato, ad attenderlo c’era il custode, salutò il prelato e salì al quarto piano, presso l’ ufficio del personale. Durante la salita in ascensore tutto gli parve assurdo ed irreale, ma allo stesso tempo bello ed emozionante. Pensò a suo padre ed alla carezza che gli aveva dato quella mattina prima di uscire di casa. I suoi occhi brillarono di emozione e gioia, incastonati su un viso fiorito, bianco e rosso, i colori della montagna.

              Vittorio Camacci