Per molti appassionati, la boxe rappresenta un vero e proprio stile di vita e sono pronti a fare enormi sacrifici pur di diventare un giorno dei pugili professionisti. Il pugilato è impegno, sacrificio, umiltà, voglia di imparare, costanza e passione. Sono questi i valori apprezzati anche da Eros Seghetti, un ragazzone poco più che ventenne di Roccafluvione, cresciuto a bisteccone di manzo genuino, allevato da papà Marco, in una famiglia di radicate origini contadine. Eros ha iniziato l’ attività di boxer in una piccola palestra ascolana: corsa, piegamenti, corda, esercizi a corpo libero sotto la supervisione di Cristian Giantomassi, ex-olimpionico. La boxe gli è subito entrata nell’ anima ed è diventata per lui uno stile di vita, fatto di rinunce, sacrifici, che Eros non sentiva, spinto da una passione travolgente, irrefrenabile. Il rumore dei colpi al sacco, il pungiball, la “pera”, le corde che fischiavano sotto i suoi piedi e Giantomassi che gli insegnava le basi tecniche divennero il suo pane quotidiano. Arrivarono le prime vittorie in carriera , ma anche alcune emblematiche e dubbie sconfitte ai punti che inclinarono il rapporto con il suo primo maestro. A Eros per un po’ di tempo crollò il mondo addosso e fu costretto ad andare a lavorare in fabbrica come operaio metalmeccanico turnista. Ma il ragazzo non si perse d’animo e decise di tornare a trasportare sul palcoscenico del ring la rabbia, le paure ed i sui sogni. Perché in fondo un pugile è anche un ballerino ed un’ attore che mette in gioco fisicità, individualità per esplorare i limiti della resistenza, non solo con il proprio corpo ma anche con le esperienze del proprio percorso umano. Oggi se deve pensare al momento più duro della sua vita, se deve isolare un attimo della sua esistenza, Eros deve tornare indietro di qualche settimana, alla sua ultima apparizione internazionale, quando con una rappresentativa italiana è volato a Toronto. Nell’ opulento Canada si è giocato la sua ultima carta da dilettante medio-massimo e lì nella sala gremita del Westin Toronto Airport ha inseguito con i suoi pugni dignità e rispetto sul ring, temendo che una bruciante sconfitta potesse ricacciarlo indietro in quel passato che gli faceva paura. Nel pugilato non c’è dolore, nessuno sul ring lo sente. Il dolore arriva quando ti rendi conto che non puoi vincere, che sei in terra straniera, molto lontano da casa ed i giudici non sono certo dalla tua parte. E’ il sapore amaro della sconfitta ingiusta il dolore più forte. Purtroppo con la sconfitta Eros ha visto sparire una parte del suo futuro ed è tornato a lavorare in fabbrica. La storia della boxe è la storia della vita, si mettono assieme racconti di sangue, sudore e lacrime. ci sono dentro passioni travolgenti, amori e tradimenti. Ma Eros non è solo, in un mondo in cui nessuno crede sia giusto regalare un minuto agli altri, ha una famiglia solida, una ragazza che lo ama e tanti amici che gli regalano affetto e consigli. Mentre la boxe dilettante in Italia continua a vivere alimentandosi del suo passato e senza guardare al futuro, Eros Seghetti pian, piano tenterà il passaggio al professionismo mentre gli altri compagni della Nazionale che appartengono ai gruppi militari si rifiutano di crescere con i salari, le diarie, i premi ed i bonus sicuri. Forse sotto questo profilo la loro scelta è giusta, corretta, saggia ma chi vuole appropriarsi di uno squarcio di gloria futura deve tentare la carta da professionista. In cuor mio, io so che il ragazzone di Roccafluvione non sarà mai un’ incompiuto perché crescerà e maturerà su livelli diversi, forse non sarà mai un grande campione ma sicuramente diverrà un uomo migliore. ( NOI SIAMO FATTI DELLA STESSA MATERIA DI CUI SONO FATTI I SOGNI ).

Vittorio Camacci