Il mio amico Amelio , soprannominato a Faete ” Vicinze “, mi raccontava spesso, tra tante storielle, della sua prigionia a Zonder Water in Sudafrica. Sbarcò con gli altri prigionieri che erano stati ammassati sull’ ” Ile de France “, un transatlantico francese, il 4 settembre 1942 a Durban in Sudafrica in un venerdì di fine inverno insieme ad altri 4.000 prigionieri, tra grida e spintoni, correndo fino alla stazione dove con un treno merci furono trasportati fino a Pieter Waritzburg, un campo di smaltimento a pochi chilometri da Durban. Qui furono fatti entrare in un campo di tende, recintato dal filo spinato. Vennero divisi in file, spogliati delle lerce divise piene di pidocchi, rasati, impiastricciati con uno spesso strato di sapone e spinti sotto un getto di acqua gelida. Infine venero cosparsi di creolina, un denso liquido bianco. Successivamente vennero rivestiti ricevendo come pasto una bacinella di brodo caldo ed una fetta di pane spalmato con due dita di burro d’arachidi. Quattro giorni dopo furono portati in treno, questa volta in scompartimenti normali, a Zonder Water, distante 60 chilometri da Pieter Waritzburg. Qui su un altopiano vastissimo, centinaia di tende chiare ed alcune baracche, delimitate dal filo spinato, contrassegnavano la presenza di un’enorme campo di prigionia a 43 chilometri da Pretoria. C’era tutta una generazione di soldati italiani sconfitti, divisi per ideali e costumi regionali, affamati, delusi. Lontano dagli affetti, Vicinze si trovò costretto a studiare mille espedienti per sopravvivere in quell’inferno di tende e di baracche. Ed eccolo allora, improvvisarsi in mezzo a tanti altri, calciatore e pugile, imparare a suonare, cantare e recitare, in una delle tante scuole di calcio o di recitazione istituite da un saggio colonnello sudafricano : Hendrik Prinsloo che per dare tranquillità e dignità al campo, favorì il proliferare delle arti e dello sport, regalando così una vita futura e dignitosa agli internati. Il nostro amico Amelio ebbe anch’esso una nuova vita, imparò a strimpellare la fisarmonica, a recitare ed anche a giocare a calcio, definito da lui “lo sport più bello del mondo”. Il tempo di mettere piede nella scuola calcio di Zonder Water che una sua ” cannonata ” potente, tale da soffocare un portiere, sparse la voce per tutto il campo che era nato un fenomeno. Giocò tanti campionati con la maglia dei ” Diavoli Rossi” contro le altre 11 formazioni in lizza che si chiamavano : Andrea Doria, Savoia, Diavoli Neri, Duca D’ Aosta, Juventus, Tevere, ecc. ecc. Richiestissimo, finì nelle liste del calcio mercato interno, sugli articoli del giornale del campo e nella classifica di capocannoniere. Ebbe anche il tempo di coltivare tante amicizie conoscendo i pugili Manca e Verdinelli, il baritono Gregorio Fiasconaro, papà di quel Marcello Fiasconaro che negli anni settanta divenne un’icona dell’ Atletica Italiana. L’ incredibile storia di Amelio, uno dei 100.000 ” Pow”, prigionieri di guerra italiani, proseguì poi in Inghilterra, dove da collaborazionista trovò un ambiente ideale per alfabetizzarsi e coltivare le proprie passioni. insomma un uomo non abbruttito dalla guerra ma capace anche di trovare l’amore di una bella inglesina di nome Mary. Avventuroso fu anche il suo ritorno in patria, su una nave paurosamente bombardata, sbarcato in una Napoli distrutta ed in preda al caos. Finalmente tornò nella sua piccola Faete, tra meravigliosi castagneti, dove ebbe una vita felice in compagnia della sua simpatica mogliettina Rosetta. Amato e benvoluto da tutti, allietò sempre i ragazzi del paese con i suoi racconti e le sue strimpellate di fisarmonica, insegnando i rudimenti del calcio a intere generazioni di giovani senza mai perdersi una partita dei vari tornei di calcio locali.

Vittorio Camacci