V Alberi monumentali nel territorio di Arquata del Tronto

Affido l’inizio di questo racconto alla traduzione della frase latina: «Serit arbores, quae alteri saeclo prosint» ossia: «Pianta alberi che gioveranno ad un altro tempo», parole che Marco Tullio Cicerone attribuisce a Catone il Vecchio nella sua immaginaria conversazione con il console romano, riportata nell’opera Cato maior de senectute, Cap. XXIV, del 44 a. C. Catone è stato un politico (detto anche Catone il Censore), un oratore, uno storiografo, uno scrittore di opere legate al mondo dell’agricoltura e, per ciceroniana memoria, pronuncia con assennata saggezza il concetto di favorire la piantumazione di alberi come attività vantaggiosa alle epoche che verranno. È un proposito, un intento, un progetto che, ancora oggi, consegna con fiducia ad un piccolo seme l’incarico di diventare una formazione arborea che il trascorrere del tempo potrà rendere anche monumentale.

Questo fenomeno è avvenuto nell’ambito del ricco patrimonio ambientale e boschivo del territorio montuoso arquatano che ricade nell’area protetta del Parco nazionale dei monti Sibillini al quale appartengono due alberi isolati, radicati in ambiente agro-pastorale, censiti dal Corpo Forestale dello Stato, classificati ed elencati tra gli alberi monumentali d’Italia. Si tratta di una roverella, cresciuta nella Valle Romana, tra i paesi di Arquata e Pescara del Tronto, ed un faggio che si trova a Forca Canapine in località Colle le Cese.

La loro silenziosa esistenza aggiunge pregio paesaggistico e valenza storico-culturale al territorio, conferisce valori estetici ed identitari creando al contempo punti di attenzione da dedicare al turismo naturalistico o ad opportunità didattico-scientifiche. Per la legge italiana sono considerati soggetti giuridici, meritevoli di tutela e salvaguardia, ma per chi li osserva sono monumenti viventi e mirabili capolavori della natura. Sono i patriarchi verdi, rari ed antichissimi, che stupiscono per la loro imponenza e per il loro grandioso e straordinario stato di secolare accrescimento. Sorprendono e destano meraviglia come prodigiosi esempi di longevità, di elevato significato ecologico ed interesse biologico.

Le fonti da cui traggo informazioni non rivelano e non riferiscono notizie su tradizioni, leggende e ricordi legati o riconducibili a queste piante. Immagino che se la roverella ed il faggio potessero raccontare la loro vita e la loro storia potrebbero dire chi li ha messi a dimora o se siano nati spontaneamente, parlerebbero della tempra tenace che gli ha permesso di protendersi vigorosi verso il cielo e di diventare testimoni del tempo. Narrerebbero di aver assistito a scene agresti, di aver offerto con generosità la loro ombra ristoratrice ai pastori, alle greggi al pascolo ed anche ai turisti che si sono fermati sotto le loro chiome per godere della loro frescura durante una scarpinata o per consumare uno spuntino all’aria aperta. Potrebbero dire di aver accolto insetti indesiderati nella loro corteccia, di aver cullato con i loro rami fruscianti i nidi pigolanti di centinaia di generazioni d’avifauna locale, di aver sostenuto con la loro forza e la loro robustezza il peso di tante copiose nevicate, di essersi vestiti del ghiaccio di cristalline galaverne, di aver visto brillare i prati ricoperti di rugiada, di aver respirato il profumo inteso delle fioriture estive, di aver sopportato la furia delle raffiche dei freddi ed impetuosi venti invernali delle nostre montagne e di essersi rinnovati e rigenerati all’arrivo del sentore di ogni primavera. Sarebbe interessante scoprire i loro più reconditi segreti ed il ruolo che hanno rivestito nella vita rurale dei tempi passati.

La loro storia recente li ha visti annoverati, nel 2011, come «Formazioni arboree monumentali» e, pochi anni più tardi, nel 2013, inclusi tra gli alberi monumentali italiani.

Il censimento per l’identificazione e la catalogazione delle formazioni arboree monumentali è stato promosso dalla Regione Marche in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e dell’Anno Internazionale delle Foreste, indetto dalle Nazioni Unite per il 2011. La ricerca è stata condotta nell’ambito del monitoraggio ambientale dal Corpo forestale e, nel Parco nazionale dei monti Sibillini, i 2 alberi arquatani sono stati individuati e repertati dal personale in forza presso le stazioni di Acquasanta Terme e di Montegallo. I criteri di scelta per la segnalazione sono stati affidati alla valutazione delle loro caratteristiche, del loro portamento, della loro conformazione e del loro valore paesaggistico rispetto al contesto territoriale di appartenenza. A questa fase è seguita quella della compilazione di schede di rilevamento relative ad ogni formazione vegetale presa in esame. Sono moduli estremamente dettagliati, concepiti per ottenere una catalogazione standard predefinita di parametri ed informazioni, confrontabili e comparabili tra loro, in cui descrivere le note distintive di ogni albero, la tipologia di specie, l’eventuale nome locale, l’altezza e la circonferenza del fusto, la dimensione della chioma, ogni altra tipicità accertata, l’ubicazione con l’indicazione delle coordinate geografiche, la destinazione d’uso del suolo che accoglie la pianta, la vincolistica urbanistica vigente, i dati catastali del terreno, le generali condizioni vegetative, l’itinerario che conduce al punto di osservazione. I dati georeferenziati sono stati utilizzati per elaborare una puntuale cartografia in scala 1/10.000 in cui collocare esattamente ogni formazione.

Le fonti giuridiche più recenti, che regolano e tutelano gli alberi monumentali in Italia, si riferiscono all’emanazione ed all’entrata in vigore della Legge n. 10 del 2013, pubblicata nel gennaio dello stesso anno nella Gazzetta Ufficiale n. 27, e la relativa attuazione dell’art. n. 7. La norma enuncia la definizione di «albero monumentale» ed istituisce l’«Elenco degli alberi monumentali d’Italia» alla cui gestione provvede il Corpo forestale dello Stato. Stabilisce, inoltre, che dopo sei mesi dalla sua entrata in vigore i comuni devono identificare principi e criteri per censire queste fattispecie presenti nel proprio territorio ed informare la Regione. Sarà quest’ultima a redigere la lista che sarà trasmessa al Corpo forestale che gestisce l’elenco nazionale. Per ogni pianta inserita sarà data pubblicità mediante l’albo pretorio, con l’indicazione della località nella quale vive. Le norme per la salvaguardia della flora proteggono queste eccezionali formazioni arboree e, sempre all’art. 7, comma 4, è specificato che costituiscono reato sia l’abbattimento e sia il danneggiamento di questi alberi, da perseguire con sanzioni amministrative. Sono esclusi gli abbattimenti e le modifiche per casi motivati e non differibili, autorizzati dal comune dopo aver raccolto il parere obbligatorio e vincolante del Corpo forestale. Sempre la Legge 14 gennaio 2013, n. 10, dichiara il 21 novembre come la «Giornata nazionale degli alberi». La celebrazione della ricorrenza persegue lo scopo della valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio boschivo in attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato con la Legge 1º giugno 2002, n. 120. La giornata propone temi per il potenziamento delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana, promuove la conoscenza dell’ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell’equilibrio tra comunità umana ed ambiente naturale, l’educazione civica ed ambientale per sollecitare comportamenti sostenibili per la conservazione delle biodiversità. Per questa occasione, le istituzioni scolastiche curano in cooperazione con comuni, con le regioni e con il Corpo forestale dello Stato, la messa a dimora di piccole piante in suolo pubblico, reperite anche nei vivai forestali regionali dando preferenza alle varietà tradizionali dell’ambiente nazionale.

Gli alberi del territorio comunale di Arquata del Tronto sono stati attenzionati e censiti per il loro aspetto di monumentalità legato alle loro dimensioni ed alla loro vetustà. Entrambi hanno un’età stimata maggiore di 200 anni, crescono singolarmente e sono di proprietà privata.

La Roverella della Valle romana.                                                                                                                                                                  Appartiene alla specie quercus pubescens, più nota con il nome di roverella e localmente chiamata cerqua. Dall’osservazione, avvenuta nell’anno 2015, si apprende che non presenta seccume, defoliazioni e decolorazioni, conserva un ottimo stato vegetativo ed evidenzia la presenza di nuovi germogli. Nel tronco si notano fessurazioni e cavità che consentono un temporaneo ristagno di acqua. È alta 22 metri ed il primo palco di rami si trova all’altezza di 3,3 metri da terra. La circonferenza del tronco, misurata a petto d’uomo (130 cm dal suolo), è di 3,88 metri e la chioma ha un diametro medio di 17,5 metri. Il terreno che ospita le sue radici ha caratteristiche arenacee e si trova ad un’altitudine di 750 metri sul livello del mare. Per raggiungerla basta seguire la S.P. 129 (ex Salaria) da Arquata in direzione Pescara del Tronto. Dopo un paio di chilometri, all’altezza del Parco museo d’arte Immanente Villa Papi, si vede sulla campagna a destra della strada nelle adiacenze dei ruderi e di ciò che rimane di un vecchio casolare abbandonato. Le sue coordinate geografiche corrispondono a 13°17’08’’ Est – 42°46’08’’ Nord.

Il Faggio di Colle le Cese.                                                                                                                                                                                Appartiene alla specie fagus sylvatica. Un ulteriore aspetto della sua monumentalità è riferibile alla chioma leggermente modellata dal vento. L’osservazione avvenuta nell’anno 2015 rileva un buono stato vegetativo con l’insorgenza di qualche seccume, non ha defoliazioni e decolorazioni, mostra la presenza di nuovi germogli e la perdita di una branca principale. Nel fusto si vedono fessurazioni e cavità. È alto 14,5 metri ed il primo palco di rami vegeta all’altezza di 5,5 metri da terra. La circonferenza del tronco, misurata a petto d’uomo (130 cm dal suolo), è di 5,1 metri e la chioma ha un diametro medio di 15,5 metri. Il terreno in cui radica ha caratteristiche calcaree, è compatto ed inerbito. Si trova ad un’altitudine di 1.495 metri sul livello del mare. Per raggiungerlo è necessario seguire la S.P. Nursia in direzione Forca Canapine, a circa 2 km dal valico si procede per il Rifugio di Colle le Cese. L’albero è visibile a sinistra dell’impianto di risalita a manovia. Le sue coordinate geografiche corrispondono a 13°12’43’’ Est – 42°45’;37’’ Nord.

Concludo con un riverbero rivolto al pensiero ed i buoni propositi delle parole di Catone che invita a piantare gli alberi, un consiglio che trascende il tempo e resta universalmente valido anche ai nostri giorni. Aggiungo anche una riflessione di Ignácio de Loyola Brandão che si esprime così: «Insieme con l’acqua l’albero è il simbolo della creazione. Nessun’altra forma rappresenta la vita quanto lui.»

 Articolo del 4 agosto 2020, a firma Sandra Crisciotti

Si ringrazia il Dottore in scienze forestali Luca Bagnara, Maresciallo Ordinario in forza presso il Gruppo dei Carabinieri Forestale di Ascoli Piceno.

Bibliografia:

Marco Tullio Cicerone, CATO MAIOR DE SENECTVTE, Opera philosophica, 44 a.c., cap. XXIV  http://www.thelatinlibrary.com/cicero/senectute.shtml                                                                                                                                                                                                                         – Angela Farina, Laura Canini, Alberi Monumentali d’Italia 100 esempi di monumentalità ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 10, ISBN: 978-88-99544-34-8

– Gabriele Guidi, Le formazioni vegetali monumentali delle Marche, Corpo Forestale dello Stato, Comando Regionale Marche; Regione Marche.

– https://www.regione.marche.it/Portals/0/Agricoltura/Foreste/CensimentoAlberi/

– Elenco degli alberi monumentali d’Italia ai sensi della Legge n. 10/2013 e del Decreto 23 ottobre 2014

– https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260

– Il Faggio di Forca Canapine, https://www.monumentaltrees.com/en/ita/marche/ascolipiceno/16373_collecese/